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Psicologa clinica e psicoterapeuta psicoanalitica

Dott.ssa D’Acuti Arianna

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L'amore femminile e marchile

"Amor omnibus idem". Si apre così l'articolo "amore" del Dizionario filosofico di Voltaire nella sua edizione del 1769, La ragione per l'alfabeto. L'amore tende ad andare verso lo stesso, sottolinea Voltaire, sia nella sua dimensione di eccitazione corporea che in quella dell'amor proprio. Ecco in termini freudiani come si traduce dopo un secolo e mezzo: l'amore è sempre narcisistico. Nel testo del 1914 Introduzione al narcisismo Freud è molto chiaro su questo aspetto della vita amorosa. Che la scelta di oggetto si faccia per sostegno o che sia narcisistica, è sempre fondata sul narcisismo originario. Questo vale ancor di più per "[…] il tipo di donna che incontriamo più frequentemente […], il tipo femminile più puro e autentico […]. A rigore queste donne amano, con intensità paragonabile a quella con cui sono amate dagli uomini, soltanto se stesse" (Freud, Opere , vol. 7).

Anche quando l'amore si appoggia sull'altro per la scelta d'oggetto (per sostegno), non è meno narcisistico, perché cerca l'amore di ritorno, una cattura dell'altro in se stesso, come commenta Lacan nel Seminario I. Il carattere narcisistico di ciascun amore, o piuttosto il fondamento che trova ciascun amore nello specchio di Narciso, è stato percepito molto prima di Freud e Voltaire. Ne sono testimoni alcuni poemi cortesi. L'amore non fa a meno maggiormente della cultura. Gli uomini hanno così "perfezionato l'amore" (Voltaire) che "non si tratterebbe di amore se non ci fosse stata la cultura" (Sem. X). Ricordiamo i molteplici riferimenti che Lacan fa all'amor cortese come momento di invenzione di un nuovo legame, di un al di là erotico, fino a formulare "l'amore è l'amore cortese".

L'amore, dunque, non è soltanto narcisistico. C'è una funzione di supplenza. È l'amore che tenta di supplire alla mancata esistenza del rapporto sessuale. Certo nell'illusione. Illusione che ci sia questo famoso rapporto, che noi non facciamo che uno, che ci si capisce prima di parlare. Ma non solo nell'illusione. L'amore vuol esser anche segno, godimento, vincolo, ossia sintomo, per supplire effettivamente al rapporto mancante tra i sessi.

Che il segno d'amore sia atteso dal partner al di là delle sue dichiarazioni di intento amoroso è un fatto clinico evidente. Il segno non è il senso, e il dono non è l'amore. Il solo segno d'amore che effettivamente valga è dare ciò che non si ha, Lacan lo precisa così: "non c'è dono possibile più grande, segno d'amore più grande del dono di ciò che non si ha" (Sem. IV). Precisa anche nel

Seminario successivo che importa poco che colui a cui viene fatto il dono abbia o no ciò di cui si tratta poiché l'essenziale è che colui che dona non lo abbia. Che l'uomo indaffarato dia il suo tempo, la donna povera la sua mancanza-a-essere, l'infedele la sua fedeltà, l'incostante la sua costanza… .

Questo segno ha però in sé un paradosso poiché a dare ciò che non si ha, si percepisce che non lo si ha. Quando il padre mostra un amore eccessivo per la madre, egli è sospettato dal bambino di non averlo (Sem. V).  

L'atto d'amore dell'uomo è il godimento fallico in quanto esso è autistico, senza Altro, senza includervi l'amore e passando soltanto per la causa del desiderio. Nel versante femminile l'amore è incluso nel godimento. Detto altrimenti: non può essere senza parole, poiché in effetti "parlare d'amore è di per sé un godimento" (Sem. XX). E anche: "è parlando che si fa l'amore" (Sem. XIX).

Parlare implica l'Altro. Per Lacan l'amore è per forza dal lato femminile, con l'opera civilizzatrice che esso porta con sé. Qui non c'è un possibile silenzio, ma piuttosto un godimento che può andare fino alla mistica. Il godimento femminile, l'Altro godimento di cui parla Lacan nel Seminario XX è supplementare a quello fallico, che pertanto alle donne non sfugge. Qui supplementare si oppone a complementare. Il complemento assicura un rapporto (matematico) tra i sessi. Il supplemento non assicura niente di tutto questo, è un bricolage d'apporto. Così nel Seminario I Lacan afferma: "il dono attivo dell'amore prende di mira l'altro, non nella sua specificità (narcisistica), ma nel suo essere".  

La citazione "il matrimonio è l'amore… come inganno reciproco", che troviamo nel Seminario XXI, riguarda "il poter accettare d'essere un allocco, in particolare di una donna, poiché i non allocchi che non si lasciano abbindolare […], coloro che tengono […] alla propria libertà d'azione [sono necessariamente nell'] errore", ossia errano. L'impossibile del rapporto sessuale trova limite e risposta nell'illusione che questo rapporto esista tramite l'incontro amoroso, "l'incontro nel partner dei sintomi, degli affetti, di tutto quel che in ciascuno segna la traccia del suo esilio […] dal rapporto sessuale" (Sem. XX). Nel frattempo ciascun amore si ostina a trasformare questa contingenza in necessità, in un "non cessa". Si passa così dall'illusione amorosa al sostituto sintomatico.



Dott.ssa D’Acuti Arianna
Psicologa clinica e Psicoterapeuta psicoanalitica Avellino

Dott.ssa D’Acuti Arianna

Psicologa clinica e psicoterapeuta psicoanalitica a Avellino (AV)
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