L'età contemporanea, soprannominata da Michel Serres (2013) come "Era di Pollicina", è connotata dall'avanzare inesorabile del sistema tecnologico e consumistico. I tempi moderni, caratterizzati da iper-progresso e da ipertrofia tecnologica, coincidono con un momento storico in cui sembra bastare un "click" per arrivare ovunque. Adulti e meno adulti si trovano proiettati in questo processo, presi da un godimento mortifero. Gli adolescenti, in particolar modo, ne sono inglobati, e i genitori, invece, sembrano non avere gli strumenti per farne fronte. Il tutto si traduce in mancanza di contenimento. Proprio i genitori, infatti, fanno sempre più fatica a "controllare i pollici" dei loro figli mentre scivolano rapidamente sugli schermi degli smartphone che loro stessi hanno regalato.
i ragazzi rivoluzionano il sapere
Serres (2013), nel suo libro "Non è un mondo per vecchi. Perché i ragazzi rivoluzionano il sapere", offre una riflessione sulla contemporaneità dominata dall'ipertrofia digitale (pp. 10,11):
Quella che stiamo vivendo è una rivoluzione antropologica [...] oggi sta nascendo un uomo nuovo, la cui caratteristica principale è la quasi completa esternalizzazione – nei computer, nei cellulari, in rete – della sua memoria, delle sue conoscenze e delle sue capacità di calcolo.
Nella lunga disamina dell'Autore, i principali partecipanti dell'attuale sono i giovani, gli stessi che, abitando il virtuale, risentono dei maggiori effetti. Lui e Lei, rappresentanti dell'adolescenza, battezzati da Serres (2013) "Pollicino e Pollicina", sono coloro che arrivano ovunque attraverso il movimento dei pollici. Con la Rete arrivano all'intero sapere: abitano uno spazio virtuale di vicinanza e non uno spazio metrico misurato dalla distanza. Pollicino e Pollicina sono esseri nuovi in qualche modo: non hanno più lo stesso corpo, la stessa speranza di vita dei loro avi, non comunicano, né percepiscono più allo stesso modo, non vivono più nella stessa natura, scrivono diversamente e non parlano più la stessa lingua. È la nascita di un nuovo umano, con un desiderio tutto nuovo. È necessario, allora, disporsi alla conoscenza di questo nuovo Individuo che reclama costantemente "attenzione" con condotte al limite e disagi psichici, a partire dalla consapevolezza che qualcosa è cambiato nel mondo, e dalla necessità di integrare il vecchio con il nuovo, il prima e l'ora.
L'Individuo Nuovo nasce in una famiglia nuova. La famiglia è un attore che interviene attivamente nel mutamento sociale o, per inverso, può essere una struttura che lo subisce, diventando dipendente rispetto
alle istituzioni moderne. Negli ultimi decenni la famiglia è stata oggetto di studio da diverse angolature, se ne è considerato il declino come istituzione, e ne sono stati presi in considerazione i mutamenti.
Le principali analisi sociologiche in Italia sottolineano il passaggio da società semplici, e formazioni storico-sociali tradizionali, a società complesse e formazioni storico-sociali moderne, soffermandosi sulle trasformazioni della famiglia che, da estesa, diventa "nucleare". Già nel 1949 George Murdock coniava l'espressione "famiglia nucleare": la definizione si riferisce alla trasformazione dell'organizzazione familiare, la cui caratteristica strutturale era data dalla riduzione al minimo dei componenti, e differenziandosi dalla precedente "famiglia patriarcale allargata", abitata da una molteplicità di soggetti, con parentele e compiti diversi e complessi. Negli ultimi trent'anni, mentre la società moderna è divenuta postmoderna in maniera irregolare, i modelli familiari hanno perduto la loro universalità. Un processo che ha comportato mutamenti nelle micro-istituzioni che strutturano la vita affettiva e la socializzazione. La famiglia di oggi non è più animata da un ideale di ordine ed autorità, bensì da caos e sregolatezza (Raggi, 2014), e la stessa genitorialità è mutata con essa.
Essere genitori non è un "fatto biologico" o istintuale, bensì una costruzione culturale, è il risultato dinamico di specifiche narrazioni, patrimonio interiorizzato di eventi, parole, esperienze vissute dall'individuo, e immagazzinate nella memoria, come parte di un sistema inconscio affettivo che contribuisce alla costruzione di tale identificazione. Narrazioni, queste, che possono essere ingabbianti e claustrofobiche e, se non adeguatamente riconosciute e rielaborate, consegnano esistenze a vissuti di malessere. Si pensi, poi, come i primi e più importanti vissuti, relativi alla genitorialità, siano ancorati al corpo, il quale registra, codifica e memorizza le esperienze. Il corpo si pone come il primo e più longevo comunicatore di un discorso sulla genitorialità, e quindi sulla famiglia, è un contenitore di narrative genitoriali che comunica attraverso una propria grammatica.
Riprendendo, dunque, il discorso relativo al mutamento socio-culturale che connota l'età odierna, ci si domanda: come può inserirsi il Nuovo Individuo, con il suo desiderio, nel discorso familiare e sociale? Come può soggettivarsi? Quale posto gli è riservato? Lui o Lei, inevitabilmente, trovano iscritti nei loro corpi modelli genitoriali confusivi, ambivalenti, irrisolti?
Dott.ssa D’Acuti Arianna
Psicologa clinica e Psicoterapeuta psicoanalitica Avellino
Psicologa clinica e psicoterapeuta psicoanalitica a Avellino (AV)
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P.I. 14706721009